Bitcoin (codice: BTC o XBT) è una criptovaluta ed un sistema di pagamento mondiale creato nel 2009 da un anonimo inventore, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, che sviluppò un’idea da lui stesso presentata su Internet a fine 2008. Per convenzione se il termine Bitcoin è utilizzato con l’iniziale maiuscola si riferisce alla tecnologia e alla rete, mentre se minuscola (bitcoin) si riferisce alla valuta in sé.
Dagli esperti della finanza, il Bitcoin non viene classificato come una moneta, ma come un mezzo di scambio altamente volatile. A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale né di meccanismi finanziari sofisticati, il valore è determinato unicamente dalla leva domanda e offerta. Utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni, sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali, come la generazione di nuova moneta e l’attribuzione della proprietà dei bitcoin.
La rete Bitcoin consente il possesso e il trasferimento anonimo delle monete; i dati necessari a utilizzare i propri bitcoin possono essere salvati su uno o più personal computer o dispositivi elettronici quali smartphone, sotto forma di “portafoglio” digitale, o mantenuti presso terze parti che svolgono funzioni simili a una banca. In ogni caso, i bitcoin possono essere trasferiti attraverso Internet verso chiunque disponga di un “indirizzo bitcoin”. La struttura peer-to-peer della rete Bitcoin e la mancanza di un ente centrale rende impossibile a qualunque autorità, governativa o meno, il blocco dei trasferimenti, il sequestro di bitcoin senza il possesso delle relative chiavi o la svalutazione dovuta all’immissione di nuova moneta.
Bitcoin è una delle prime implementazioni di un concetto definito come criptovaluta, descritto per la prima volta nel 1998 da Wei Dai su una mailing list.
Evoluzione del prezzo
Il primo tasso di cambio fu del 5 ottobre 2009 e stabiliva il valore di un dollaro a 1309 BTC.
Bitcoin raggiunse per la prima volta i mille dollari il 27 novembre 2013.
Nuovi record storici sono stati raggiunti il 17 dicembre 2017 raggiungendo il valore di 20.000 dollari per Bitcoin. Il valore è poi crollato rapidamente, scendendo sotto gli 8.000 dollari a febbraio 2018 e stabilizzandosi attorno ai 6.000 dollari per il resto del 2018. Nel 2019 il valore è fluttuato da un minimo di circa 3.500 dollari a gennaio fino ad un massimo di quasi 11.000 dollari a dicembre.
Economia
Storico del tasso di cambio col dollaro statunitense fino a 2019.
Il controvalore totale dell’economia Bitcoin, calcolato a dicembre 2012 era di circa 140 milioni di dollari statunitensi, in aprile 2013 1,4 miliardi di dollari statunitensi, nel novembre 2013, con un cambio 1 bitcoin = 540 USD, il controvalore sale ancora a più di 6 miliardi di dollari statunitensi. La soglia “psicologica” dei 500 USD era stata raggiunta per la prima volta su Mt. Gox il 17 novembre 2013 e solo due giorni dopo, nello stesso exchange, il valore registrato era di 900 USD. I 1.000 USD furono raggiunti per la prima volta il 27 novembre dello stesso anno. Nel dicembre 2017 Bitcoin raggiunse nuovi massimi storici in area 20.000 USD.
L’economia basata sui bitcoin è ancora molto piccola, se paragonata a economie stabilite da lungo tempo, ed il software è ancora in uno stato di beta release, tuttavia sono già commercializzati in bitcoin merci e servizi reali quali, ad esempio, automobili usate o contratti di sviluppo software. I bitcoin vengono accettati sia per servizi online sia per beni tangibili.
Sono moltissimi ormai gli enti, le organizzazioni e le associazioni che accettano donazioni in bitcoin. Tra i tanti si possono citare la Electronic Frontier Foundation, The Pirate Bay, Free Software Foundation e anche Wikimedia Foundation.
Differenze con le monete a corso legale
A differenza delle valute a corso legale, i bitcoin hanno la caratteristica che nessuno può controllarne il valore a causa della natura decentralizzata del metodo di creazione della valuta. In Bitcoin la quantità di valuta in circolazione è limitata a priori, inoltre è perfettamente prevedibile e quindi conosciuta da tutti i suoi utilizzatori in anticipo. L’inflazione da valuta in circolazione non può quindi essere utilizzata da un ente centrale per ridistribuire la ricchezza tra gli utenti.
I trasferimenti sono definiti come un cambio di proprietà della valuta e vengono effettuati senza la necessità di un ente esterno, che debba fare da supervisore tra le parti. Tale modalità di interscambio rende impossibile annullare la transazione e quindi riappropriarsi delle monete che hanno cambiato di proprietà. Il client Bitcoin trasmette la transazione ai suoi nodi più vicini, che ne verificano l’autenticità e la disponibilità dei fondi e la ritrasmettono a loro volta ai nodi a cui sono connessi.
Il numero totale di bitcoin tende asintoticamente al limite di 21 milioni. La disponibilità di nuove monete cresce come una serie geometrica ogni 4 anni; nel 2013 è stata generata metà delle possibili monete e per il 2017 saranno i tre quarti. In questo modo in meno di 32 anni verranno generate tutte le monete. All’avvicinarsi di quella data e ipotizzando che la richiesta di bitcoin crescerà più che proporzionalmente rispetto alla disponibilità degli stessi, i bitcoin probabilmente subiranno una deflazione nel valore (cioè un aumento del valore reale) dovuta alla scarsità di nuova moneta. In ogni modo i bitcoin sono divisibili fino all’ottava cifra decimale (con un totale quindi di 2,1·1015 unità), permettendo un completo aggiustamento del valore in un ambiente deflazionistico. Secondo gli sviluppatori, in un ambiente con scarsità di bitcoin i nodi, anziché finanziarsi con la creazione di nuovi bitcoin, trarranno profitto dalla loro capacità di effettuare le transazioni, competendo quindi sui prezzi e mantenendoli bassi.
Risultati
Tra gli scenari previsti per un possibile fallimento di Bitcoin, vi sono la svalutazione della moneta, una base di utenti in diminuzione o un attacco frontale al sistema da parte dei governi. Non è però possibile bandire ogni forma di denaro digitale come Bitcoin. La decentralizzazione e l’anonimato che fanno intrinsecamente parte di Bitcoin possono essere viste come una reazione ai procedimenti giudiziari nei confronti di aziende che lavoravano nell’ambito del denaro elettronico come e-gold e Liberty Dollar. Questo perché il sistema in sé è a tutti gli effetti una raccolta del risparmio, pesantemente regolamentata in tutti i paesi del mondo in senso repressivo (per evidenti motivi, vedi schema Ponzi), e nel caso in questione, come già esposto, una raccolta perdipiù abusiva. In un’inchiesta di Danny O’Brien pubblicata sull’Irish Times viene detto che
«Quando mostro alle persone l’economia Bitcoin, chiedono “Ma è legale?” ed “È un imbroglio?”. Immagino che ci siano avvocati ed economisti che stiano cercando di dare una risposta a queste non semplici domande. Sospetto che la lista delle persone che cerca di dare questa risposta si arricchirà ben presto di legislatori.»
I valori della moneta si fondano sulla fiducia dei suoi utilizzatori. La gestione del bitcoin, e quindi il suo valore ed il suo cambio, sono affidati al libero mercato e quindi alle forze della domanda e dell’offerta.
Nel febbraio del 2011, a seguito della menzione su Slashdot e del conseguente effetto Slashdot, ci sono state ripercussioni sul valore del bitcoin e sul corretto funzionamento di alcuni dei siti principali a esso collegati.
Sviluppi di mercato e regolazione
Alcuni commentatori sollevano dubbi sulla reale possibilità tecnica di bloccare gli scambi anonimi in criptovalute su Internet. Le restrizioni sarebbero motivate dall’attività delle organizzazioni criminali e terroristiche negli scambi anonimi e criptati, dal rischio dei numerosi e piccoli risparmiatori che acquistano criptovalute come bene rifugio oppure per guadagnare sulle variazioni di prezzo, dall’instabilità creata dai pochi grandi investitori in Borsa.
I provvedimenti variano dalla strada dell’autoregolamentazione di settore con la creazione di registri nazionali degli operatori autorizzati, alla sospensione dei titoli in Borsa, divieto di transazioni anonime riservandole a chi ha un conto corrente bancario autenticato, al blocco delle carte di credito.
Altra questione è la proprietà e il controllo della moneta e della ricchezza scambiata in Bitcoin senza transitare dai tradizionali canali di investimento bancario. La criptomoneta è emessa da operatori talora quotati in Borsa, ma che non sono proprietari del valore fatto entrare nei circuiti di scambio, e che “sono fuori controllo” perché agiscono in un contesto multinazionale e in sé non sono influenzati dagli strumenti di politica monetaria delle banche centrali (un rialzo dei tassi, ecc). Propriamente, le carte di credito non possono essere usate dagli utenti per fare direttamente acquisti di beni venduti in criptovalute come è invece possibile con una moneta estera, ovvero, prima deve essere acquistata la criptomoneta depositandola su un conto virtuale, dal quale poi è possibile fare scambi.
Se eBay ha intenzione di abbandonare PayPal dal 2020, la nota piattaforma di pagamento dal 2016 ha introdotto in 40 Paesi la possibilità di acquistare il Bitcoin per comprare beni, muovendo verso un sito che raccoglie i sistemi più popolari di pagamento, mentre Amazon sta trattando con varie banche l’apertura di conti correnti in Bitcoin.
Le limitazioni hanno interessato in primo luogo il Bitcoin, che è la più antica e fra quelle con la maggior frequenza e volume transati. Il 19 settembre 2017, il Governo Cinese, ha bloccato gli scambi in criptovaluta a Shangai e Pechino. Bitcoin calcola che in Cina si concentra il 30% del valore degli scambi totali nelle 1.200 criptovalute censite, rendendola la principale piazza finanziaria – e speculativa – mondiale di questo tipo di moneta.
L’investitore rischia l’intero capitale, ma i guadagni finanziari mediante criptovalute in Cina non sono tassati, col solo obbligo per gli investitori americani di dichiarare oltre i 10.000 dollari.
Lo stesso giorno, il Giappone è stato uno dei primi e pochi Paesi al mondo a riconoscere la legittimità delle criptovalute, introducendo una regolamentazione e iscrivendo undici operatori in un registro istituito presso l’autorità di controllo della Borsa, utilizzato da alcune imprese come benefit per i propri dipendenti.
La notizia arriva poche ore dopo una simile decisione della SEC statunitense, che in base alla legge federale ha il potere di chiudere i siti illegali. USA e Giappone sono i mercati più dinamici per le novità dell’elettronica e per il commercio Internet. Tuttavia, il conto di deposito non ha carattere di security, come un deposito a titoli.
Il gruppo Lloyd e Bank of Scotland hanno bloccato ai loro clienti gli acquisti in Bitcoin, seguendo le statunitensi Citigroup, Bank of America e JPMorgan, mentre il Governo May intende legiferare sulla materia.
Le principali banche australiane hanno “congelato” senza preavviso gli account di utenti e trader (con accesso in Borsa) denominati in criptovalute, mentre il Governo senza intervenire ha eliminato la doppia tassazione rispetto alle divise nazionali.
Dopo una forte crescita nell’ultimo trimestre del 2017 per i volumi di traffico e il prezzo delle azioni Bitcoin, il Governo indiano si appresta a mettere al bando tutti gli operatori in criptovalute.
Chiunque può controllare l’elenco degli scambi di bitcoin (detto Blockchain) e osservare le transazioni in tempo reale. Diversi servizi sono già disponibili per facilitare queste operazioni.